Archivio mensile:Marzo 2014

Identificazioni

<<Innumerevoli sono le identificazioni col corpo, con le emozioni, con le funzioni che svolgiamo. Se ad esempio un sentimento triste viene ad occupare la nostra coscienza, noi diciamo: “Io sono triste”. Se una sensazione di stanchezza la occupa, esclamiamo: “Io sono stanco”.
Se proviamo un senso di languore allo stomaco diciamo: “Io ho fame”…e così via.
Nello stesso modo ci identifichiamo con particolari caratteristiche fisiche, morali, intellettuali, sociali, che rispecchiano solo aspetti parziali di noi stessi, così diciamo via via: io sono bello o brutto, io sono forte o debole, io sono uomo o donna, io sono figlio o padre, io sono idealista o positivista, ecc…
Non sempre il particolare contenuto è abbastanza forte o ampio da occupare tutta la coscienza. Ad esempio noi possiamo dire “Io sono stanco” eppure pensare ad altro, aver sentimenti, preoccupazioni di latro genere. Ma se lo stato d’animo è abbastanza intenso, come una profonda tristezza prodotta da una delusione o da una perdita grave, esso occupa per un certo tempo tutto il campo della coscienza e l’identificazione dell’Io con il contenuto della coscienza è, per quel tempo, completa. La persona che è in preda ad una tristezza profonda, non solo dice “Io sono triste”, ma dimentica per il momento di essere stata tante volte serena e allegra; non sa quasi concepire come si possa essere lieti, e se vede altri ridere e scherzare prova un senso di sorpresa, e quel contegno le sembra strano, come irreale. Essa tende a generalizzare, ad obbiettivare, per così dire, lo stato d’animo soggettivo e transitorio col quale si identifica; dice ad esempio: “La vita è triste, solo il dolore è vero, tutto il resto è illusione.
>>

(Roberto Assagioli, Psicosintesi – Ed. Astrolabio)

In cammino

Se stai cercando la dimora dell’anima, tu sei anima.
Se stai cercando un tozzo di pane, tu sei pane.
Cerca di capire ciò che ti sto dicendo:
ogni cosa è là dove sei tu.

Nel cammino del desiderio sarai solo;
unico tuo compagno sarà il dolore.
Non temere la solitudine,
il coraggio si rivela proprio nel giorno della separazione.

Non è fuori di te tutto ciò ch’è nel mondo
qualunque cosa tu voglia cercala in te, tu sei quella.

Rumi

Tutto è connesso

Pensiero, emozione e corpo nell’uomo sono universi concentrici….tutto è connesso.
Cambiare intenzionalmente una cadenza o un inflessione della voce, raddrizzare di un solo millimetro la schiena, modificare l’abitudine apparentemente più insignificante, significa cambiare tutta la propria vita.

(D’Anna – La Scuola degli Dei)

La Legge dell’Antagonista

Ogni cosa, dalla più semplice alla più complessa, dalla vita di un uomo a quella di una intera civiltà, ogni organismo sulla via della evoluzione incontra un potere apparentemente avverso, un Antagonista che ha forza e capacità pari all’ampiezza del suo progetto. […] L’unico nemico è dentro di te! Fuori non c’è nessun nemico da accusare né da perdonare, e nessun male che possa nuocerti…Non temere l’Antagonista. E’ lui il tuo migliore alleato. E’ lui che ti indica il cammino più breve per il success. […]
L’Antagonista è il tuo più prezioso alleato…uno strumento per migliorarti, perfezionarti, integrarti…la sola chiave di accesso a zone più alte dell’Essere.
[…] Perché l’Antagonista sei tu.

(D’Anna – La Scuola degli Dei)

Mercoledì 19 marzo – Meditazione del Cuore Atisha – Ingresso libero

Mercoledì 12 marzo – Meditazione – Meditazione del Cuore Atisha – Ingresso libero
presso il Centro di Psicoterapia e Crescita Umana, via Marsala 11 – Firenze
Ore 20,30

Meditazione sul Cuore e sul suo potere di guarigione

Meditazione introdotta e condotta da Roberto Di Ferdinando

orario: dalle 20,30 alle 21,45 circa

Si consiglia un abbigliamento comodo e nella sala di meditazione si accede senza scarpe

Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria.
Per info e prenotazioni: roberto.diferdinando@tin.it – cell.:3339728888

Il distacco

“[…] Un altro errore, nel senso di un eccesso d’amor materno, è quello che si può esprimere con le parole: attaccamento, identificazione, possesso. Questo è un errore più spiegabile, più umano, più perdonabile in un certo senso, ma che può essere altrettanto nocivo. Esso è comprensibile: quanto più si mette di sé in qualcuno, quanto più ci si dà, quanti più sacrifici si fanno, tanto più ci si lega, ci si identifica, ci si attacca.
Ma viene sempre, prima o poi, il momento, nello sviluppo dei figli, in cui occorre il distacco dalla madre. Viene il momento in cui il figlio o la figlia devono prendere il loro posto autonomo nella vita.
[…] Il momento del distacco, che coincide con la pubertà, è riconosciuto come tappa fondamentale nella vita dei giovani, e vi sono riti speciali, con significato simbolico molto interessante, in cui l’adolescente prende conoscenza, possesso di sé, e si stacca dai genitori. Ma la madre spesso non si rende conto di questa esigenza, non ha né la saggezza, né l’amore comprensivo necessario per fare il sacrificio più alto, quello che più le costa, e che chiamerei, paradossalmente, il sacrificio dei suoi sacrifici precedenti. Sacrificare la propria dedizione ai figli, sapersi ritirare, è difficilissimo, poiché è contrario a tutto ciò che si è dovuto e voluto fare fino allora. Eppure la vita ha di questi cambiamenti, di questi passaggi, in cui ciò che era buono, doveroso e nobile, in un dato momento, diventa inopportuno, eccessivo, dannoso.

Roberto Assagioli, Psicosintesi – Per l’armonia della vita, Ed. Astrolabio