Archivio mensile:Agosto 2015

Interazione madre-neonato

“[…] H.S. Sullivan psicoterapeuta (Teoria interpersonale della psichiatria, Feltrinelli, 1962)  interessato allo studio delle relazioni interpersonali sin dagli anni Cinquanta, coniò un’espressione molto significativa per descrivere la complessa interazione madre-neonato a partire dai primi momenti della vita extrauterina: il teorema della tenerezza. Il neonato, con le sue attività finalizzate alla soddisfazione dei suoi bisogni, induce nella madre uno stato di tensione che lei vive “come tenerezza e come impulso ad attività che portino sollievo ai bisogni del bambino”.
Bowlby ed esponenti della teoria dell’attaccamento, fra cui la Ainsworth, con le loro ricerche hanno potuto dimostrare quanto sia importante per lo sviluppo di una personalità armonica del bambino, la sua interazione con la madre sin dai primi momenti della vita, con conseguenze che potranno condizionarne in positivo o in negativo per lo sviluppo psicosociale. Bowlby è stato fra i primi ad osservare che il neonato, dal momento in cui viene al mondo, è già predisposto a partecipare all’interazione sociale. Interazioni inadeguate o patologiche tuttavia possono essere all’origine di ferite profonde che possono provocare seri disturbi di personalità
[…]”
(V. Niccolai – Rivista di Psicosintesi Terapeutica – marzo-settembre 2010)

Un Sangha

“[..] Un Sangha è una comunità di amici che praticano la Via insieme per generare e mantenere consapevolezza. L’essenza di un Sangha è la consapevolezza, la comprensione, l’accettazione, l’armonia, l’amore. Quando non vedete queste qualità in una comunità dovete avere il coraggio di dirlo. Ma quando sono presenti in una comunità allora sapete che avete la fortuna e la gioia di essere in un vero Sangha. […]”
(Fonte: http://www.cmif.altervista.org/public/group/default/page/view/natan.html)

Paura

Una volta, quando alcune persone raccontarono al Dalai Lama quanta paura avessero provato durante la meditazione, egli rispose: “Quando siete impauriti ponete semplicemente la testa nel grembo del Buddha” Il grembo del Buddha rappresenta la sicurezza di una vera amicizia. Il culmine della metta è divenire veri amici di noi stessi e di tutte le forme di vita.La pratica di metta rivelando la forza dell’amore che può sradicare la paura, la rabbia e la colpa, comincia con l’amicizia verso se stessi. Il suo fondamento consiste nell’imparare come essere amici di se stessi. Secondo il Buddha: “Puoi cercare ovunque nell’universo qualcuno che sia più meritevole di te di ricevere il tuo amore e il tuo affetto, ma non troverai quella persona in nessun luogo. Tu stesso, come chiunque nell’universo, meriti il tuo amore e il tuo affetto”. La visione diretta della naturale luminosità della mente ci mostra di nuovo la nostra capacità di amare. Per alludere a una frase della tradizione questo è il nostro volto originario prima della nascita, prima che ci identificassimo con un sé separato e limitato. Riconoscere il potere di amare conduce direttamente a riconoscere questa luminosità originaria. La capacità di amare è estremamente reale e non può essere distrutta, indipendentemente da ciò che abbiamo vissuto prima: da tutti gli errori commessi, dalle nostre reazioni negative, dalle volte che abbiamo causato dolore o da quelle in cui abbiamo sofferto. La nostra capacità di amare rimane intatta e pura in ogni situazione. Attraverso la pratica della meditazione, nella vita quotidiana, noi coltiviamo quella capacità. L’amore e il nostro proposito si uniscono, come compagni, per guarire noi stessi e il nostro mondo.
(Sharon Salzberg)