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Anni fa ho avuto dei problemi posturali che mi avevano portato a sentire dolore alle ginocchia ogni volta che facevo trekking, nonostante indossassi i tutori . Ogni volta che camminavo e sentivo dolore chiedevo a mio marito se anche lui sentisse male alle ginocchia e ogni volta che lui mi rispondeva no mi stupivo…per me era talmente la norma sentire quel dolore che mi sembrava impossibile che potesse esserci una esperienza diversa, inoltre questo mi permetteva di coltivare l’idea che il dolore dipendesse dalla camminata e non dai miei problemi posturali. Un giorno decisi che non sarei arrivata a cinquant’anni non potendo più andare in montagna perché sentivo troppo male e iniziai una lunga rieducazione posturale che mi portò ad arrivare in cima ad un vulcano a Bali stanca ma senza dolore.
La paura e lo stato di allarme per qualcuno possono essere così, una esperienza talmente abituale che sembra impossibile si possa vivere diversamente. Inoltre in questo periodo possiamo coltivare l’idea che siamo in allarme costante perché siamo in uno stato di emergenza sanitaria.
Come ho già scritto precedentemente a meno che noi non stiamo lavorando in prima linea nei reparti Covid 19 dedicati o in aree a rischio il nostro stato di allarme nasce dalle paure che avevamo anche prima e che in questo stato di restrizione e isolamento forzato riemergono a gran voce, come il mio dolore alle ginocchia: il problema posturale c’era anche quando non facevo trekking , solo era meno doloroso.
Cosa vuol dire questo ? Che abbiamo in ogni momento la possibilità di scegliere come vogliamo relazionarci con quello che stiamo vivendo. Avere paura è umano, ma vivere in uno stato costante di paura non lo è, nemmeno in questo periodo di emergenza sanitaria. Forse ti sei abituato a vivere così e non credi che esista un altro modo di stare al mondo, forse pensi che chi non vive in allarme come te è perché non si rende conto del problema, forse credi che tutti dovrebbero essere impauriti come te. Se ti riconosci in questo forse sei tu che ti sei abituato/a a vivere in allarme e ti sei diomenticata/o di come stavi quando non lo eri. Allora puoi fermarti proprio ora, portare l’attenzione a questo momento sul tuo respiro, osservarlo senza giudicarlo e richiamare alla memoria un momento in cui non eri in allarme o spaventata/o, ripercorrilo nella tua mente nei dettagli, dove ti trovavi, cosa stava accadendo e come ti sentivi, quali sensazioni provavi, quali emozioni e pensieri c’erano; e poi ascolta cosa accade al tuo corpo proprio ora se ripensi a quel momento. E domandati : come voglio vivere? In allarme o in presenza? E se scegli la seconda opzione inizia a fare tutto ciò che ti aiuta e ti aiuterà a ritornare in pieno vigile nella tua vita, partecipe , creativa/o. Medita, fai yoga, crea , fai qualunque cosa di aiuti a stare bene ed avere cura di te , fino a quando potrai tornare a a vivere e non solo sopravvivere . Per farlo hai bisogno di comprendere come prima cosa che lo stato di allarme in cui vivi è la tua reazione a ciò che sta accadendo, e poi decidere se vuoi dare una risposta diversa . Non usare queste indicazioni per giudicarti ma come una mappa per orientarti in questo momento di difficoltà e trovare una direzione utile per te, perché non esiste un modo giusto e uno sbagliato, esistono modi.
Massimiliana Molinari.

“In questo giorni sto leggendo sotto post che commenti negativi, distruttivi, che evidenziano il peggio e fanno pronostici infausti, giudicando in modo cinico il messaggio positivo del post.
Molti pensano che la paura si manifesti nelle persone con tremore nel corpo, tachicardia, stato di allarme diffuso, ed è così nel momento del pericolo reale. Ma in situazioni in cui non c’è un pericolo nel momento ma la minaccia di un possibile pericolo la paura si trasforma in uno stato di tensione , difficile da sostenere a lungo perché da disagio. Alcune persone utilizzano dei meccanismi di difesa per non sentire questo malessere, dall’utilizzo di sostanze come cibo, sigarette, alcol, droghe per “distrarsi” dal disagio, altre attivano una modalità di pensiero “rimuginio” con pensieri distruttivi e negativi, a volte rivolti al futuro, a se stessi e agli altri; qualcuno sente il bisogno di criticare e attaccare quello che c’è fuori, perché così attiva uno stato simpaticotonico che giustifica lo stato di tensione e in parte sembra sfogarlo. Quando neghiamo la tensione e la paura interna, non ce ne prendiamo cura, allora tutto ciò che all’esterno volge al positivo non da piacere e coraggio, anzi va annientato perché così ci sentiamo dentro, forse così possiamo sentirci meno impotenti, oppure sentirci meno soli nello stare male, senza volerlo portare alla consapevolezza.
Allora cosa fare?
Se ti riconosci in quello che ho scritto, fermati. Fai pausa. Osserva dove senti la tensione, come si manifesta. Lascia andare il giudizio sul giusto e lo sbagliato. Siamo umani , vulnerabili e possiamo avere paura. Poi domandati :”come posso prendermi cura di me in questo momento?”. Spesso aiuta confrontarsi con qualcuno, parlare di come stiamo con una persona cara, o anche uno specialista ( ci sono numeri per consulti gratuiti in questo momento di emergenza , li trovate anche nei miei post precedenti), fai pratiche che ti aiutino a lasciar andare la tensione, come yoga, meditazione, dipingi, crea e qualunque altra cosa ti aiuti a stare nel momento presente in modo rilassato e non nella tensione del possibile pericolo in arrivo.
In un suo libro Jon Kabat Zinn scrive ” non puoi fermare le onde ma puoi imparare a fare surf”, e io aggiungo non lasciare che la paura ti faccia dimenticare la bellezza che sei.”
(Massimiliano Molinari)

Noi del Centro Studi di Psicoterapia e Crescita Umana condividiamo ogni singola parola di questo video: analisi, diagnosi e …..cura.
” quando tutto questo sarà finito tutto quello che avremo avuto in questo mondo è …l’un l’altro…… quindi abbattiamo questa curva e espandiamo i nostri cuori…”
Aiutatene la diffusione. Grazie a Prince Ea, grazie di cuore.

 

CORSO GRATUITO ON LINE.
In questo momento di crisi in tutto il mondo in molti si stanno attivando per dare supporto, Tara Brach , una insegnante di mindfulness lo fa mettendo a disposizione il suo corso di mindfulness per ridurre ansia e paura gratuitamente, è in inglese. Ci si può iscrivere gratuitamente per due giorni ancora poi scade la possibilità; una volta iscritti si può fare il corso quando vogliamo.
Spero possa esservi di aiuto.
https://www.udemy.com/course/heal-anxiety-sleep-easily-tara-brach/?fbclid=IwAR2VlSbSQKeY1bHeqr8ChBWm3kwp6c_3EUAle-yhuvN1FjkmuCwKrqWDkhM&couponCode=ANXIETY-FREE-2020

“Quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. 
La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità.
 A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile.
 A capire che il tempo – e non il denaro – è la risorsa più preziosa.
 Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso.
 Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge, o al partner.
 Di mettere al mondo un figlio, o di non volere figli. Di fare coming out.
 Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui.
 Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi.
 Sugli amori che non ha osato amare.
 Sulla vita che non ha osato vivere.
 Uomini e donne si chiederanno perché sprecano l’esistenza in relazioni che provocano loro amarezza.
 Ci sarà anche chi rivedrà le proprie opinioni politiche, basate su ansie o valori che si disintegreranno nel corso dell’epidemia.
 Ci sarà chi dubiterà delle ragioni che spingono un popolo a lottare contro un nemico per generazioni, a credere che la guerra sia inevitabile.
 È possibile che un’esperienza tanto dura e profonda come quella che stiamo vivendo induca qualcuno a rifiutare posizioni nazionalistiche per esempio, tutto ciò che ci divide, ci aliena, ci porta a odiare, a barricarci.”
(David Grossman)

Mi rifiuto di sottomettermi alla paura
che mi toglie la gioia della libertà,
che non mi lascia rischiare niente,
che mi fa diventare piccolo e meschino,
che mi afferra,
che non mi lascia essere diretto e franco,
che mi perseguita e occupa negativamente la mia immaginazione,
che sempre dipinge cupe visioni.
Non voglio alzare barriere per paura della paura.
Io voglio vivere e non voglio rinchiudermi.
Non voglio essere amichevole per paura di essere sincero.
Voglio che i miei passi siano fermi perché sono sicuro
e non per coprire la paura.
E quando sto zitto,
voglio farlo per amore
e non per timore
delle conseguenze delle mie parole.
Non voglio credere a qualcosa
solo per paura di non credere.
Non voglio filosofare per paura
che qualcosa possa colpirmi da vicino.
Non voglio piegarmi
solo per paura di non essere amabile,
non voglio imporre qualcosa agli altri
per paura che gli altri possano imporre qualcosa a me;
per paura di sbagliare non voglio diventare inattivo.
Non voglio fuggire indietro verso il “vecchio”
per paura di non sentirmi sicuro nel “nuovo”.
Non voglio farmi importante
perché ho paura di essere altrimenti ignorato.
Per convinzione e amore
voglio fare ciò che faccio
e smettere di fare ciò che smetto di fare.
Dalla paura voglio strappare
il dominio e darlo all’Amore.
E voglio credere nel Regno
che esiste in me.”

(FORGIANDO L’ARMATURA di Rudolf Steiner)