“[…] Poiché numerosi psicologi clinici e maestri spirituali hanno sostenuto che il centro della personalità umana è costituito dal dolore e che l’ego è un insieme di automatismi basati sull’inconsapevolezza, la repressione da negazione e la disconnessione, messi in atto per difenderci da questo dolore, l’essenza del cammino spirituale e psicoterapeutico consiste allora nella capacità di trasformare il nostro atteggiamento di fronte al dolore. Attraverso la pratica della meditazione di consapevolezza, impariamo a uscire da una condizione di allarme automatica e obsoleta; lentamente diventiamo capaci di osservare, accettare la realtà e rilassarci davanti alla sofferenza. La consapevolezza  è soprattutto apertura, spazio, assenza di frontiere. Essa irradia amore e si accompagna a una maggiore libertà, mentre l’inconsapevolezza sostiene la coazione a ripetere e sviluppa ignoranza, bramosia (ira, vanità) e avversione (odio). Il fondamento della psicoterapia è dunque lo stesso degli antichi percorsi spirituali: si tratta di un percorso di purificazione interiore, attraverso il quale l’essere vero di ognuno di noi si libera, lentamente, dai numerosi bastioni di difesa costruiti in risposta alla sfiducia e alla paura degli altri e del mondo. […].”

(Franco Fabbro e Cristiano Crescentini in “La meditazione tra neuroscienze e spiritualità”, in Neurosiciente e Spiritualità, a cura di Franco Fabbro Astrolabio 2013)

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