Compassione per se stessi

La Compassione per se stessi/e implica un atteggiamento verso noi stessi/e di comprensione e di sostegno, lo stesso che potremmo avere con un caro amico che sta passando un momento difficile, un fallimento o che si giudica in modo negativo.

Essere compassionevoli non significa ignorare il dolore o la difficoltà , è piuttosto la possibilità di fermarci e dire a noi stessi/e “è proprio difficile questo momento! …Come posso prendermi cura di me e darmi un po’ di conforto in questo momento?”.
Avere compassione per se stessi riguarda la capacità di avere cura di me stessa/o nel momento del bisogno, anche nei momenti più difficili invece di criticarci o valutarci in base a modelli ritenuti “giusti” o “migliori”. Quando siamo in un percorso di crescita o di cura abbiamo bisogno di essere compassionevoli verso noi stessi/e, di incoraggiarci piuttosto che giudicarci.
Gli elementi che costituiscono la self-compassion sono tre : gentilezza verso se stessi vs giudizio, senso di umanità comune vs isolamentoe mindfulness verso identificazione con i problemi.
1.Gentilezza per se stessi vs. auto-giudizio. Essere compassionevoli con se stessi/e implica essere caldi e la comprensivi verso noi stessi quando soffriamo, non riusciamo, o ci sentiamo inadeguati, piuttosto che ignorare il nostro dolore o flagellare noi stessi con l’ autocritica.
Quando proviamo compassione riconosciamo che essere imperfetti e sperimentare le difficoltà della vita è inevitabile; non possiamo essere sempre come vogliamo o ottenere esattamente quello che vogliamo. Quando neghiamo o combattiamo questa realtà aumenta lasofferenza sotto forma di stress, frustrazione e l’autocritica. Quando questa realtà è accettata con simpatia e gentilezza viviamo una maggiore serenità emotiva .
2.Senso di umanità comune contro l’isolamento. Con il termine umanità non intendiamo qui il senso comune di essere buono con gli altri ma proprio il suo significato originario, ovvero i caratteri essenziali e distintivi della specie umana, le limitazioni della natura umana, i limiti dell’intero genere umano. La Frustrazione che nasce in noi quando le cose non sono esattamente come le vogliamo è spesso accompagnata da un senso irrazionale ma pervasivo di isolamento , e ci sentiamo come se “io” sono l’unica persona che soffre o commettere errori. In realtà tutti gli esseri umani soffrono. La definizione stessa di essere “umano” significa che uno è mortale, vulnerabile e imperfetto. La compassione per se stessi/e implica riconoscere che la sofferenza e l’inadeguatezza personale è parte dell’esperienza umana condivisa – qualcosa che attraversiamo tutti quanti piuttosto che essere qualcosa che accade a “me” solo.
3.Mindfulness vs. Over-identificazione. La compassione per se stessi/e richiede un approccio equilibrato con le nostre emozioni negative: non le sopprimiamo e non le esageriamo. Questa posizione equilibrata deriva dal mettere in relazione le esperienze personali con quelle di altri che anche stanno soffrendo, mettendo così la nostra situazione in una prospettiva più ampia.
Essa deriva anche dalla volontà di osservare i nostri pensieri e le emozioni negative con apertura e chiarezza, in modo da poterne essere consapevoli . La consapevolezza (mindfulness) è un stato della mente di non-giudizio e ricettività, in cui osserviamo i pensieri e i sentimenti come sono, senza cercare di sopprimerli o negarli. Non possiamo ignorare il nostro dolore e provare compassione per esso, allo stesso tempo. Allo stesso tempo essere consapevoli (mindfulness) richiede che noi non siamo identificati con pensieri e sentimenti, in modo da esserne coinvolti e poi travolti dalla reattività .
(Testo riadattato e rielaborato tratto da scritti di Kristin Neff)

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